LA FALANGHINA DEI CAMPI FLEGREI
Oggi come nel passato si una pasteggiare sorseggiando un calice di vino.
Il miglior modo per accompagnare una deliziosa cenetta o semplicemente per trascorrere del tempo in compagnia con amici .
Queste nostre abitudini hanno radici molto antiche , sin dai tempi dei romani il vino e il Dio Bacco sono rappresentati in festosi banchetti innalzando i calici al cielo ricolmi del dolce frutto dei vitigni flegrei.
L’area circoscritta tra il golfo di Pozzuoli e Cuma era luogo di numerose dimore di noti questori , pretori e generali romani che trascorrevano i loro soggiorni di relax tra i bagni termali e banchetti serali . Il vitigno più famoso di questo territori è la famosissima “Falanghina”.Si narra che la vite sia entrata in Italia dal porto di Cuma, antica colonia fondata nel 700 a.C. ai piedi dei Campi Flegrei.
I greci avevano l'abitudine di coltivare la vite lasciandola strisciare per terra, ma in Italia questo tipo di allevamento faceva ammuffire l'uva quindi i coloni furono costretti a cercare un'alternativa. Fu così che i primi viticoltori capirono che sollevando la vite da terra e sollevandola su pali di legno, in latino phalangae, si evitava l'insorgere di problemi di botrite.
La falanghina dal benissimo ai frutti di mare crudi, crostacei come ostriche a vapore, scampi, gamberi e carpacci di pesce fresco . Il vino ha un colore giallo paglierino, con un profilo aromatico caratterizzato da note floreali, intensi aromi fruttati e sentori minerali dovuti ai terreni di origine vulcanica.